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dore. Rimostrai che il conte era uomo da meritarsi la stima di chiunque fosse, sia per l’elevatezza del carattere, sia per le doti dell’intelletto. Dissi, a proposito di dottrina, come non m’era occorso mai di conoscer persona, che avesse saputo procacciarsi cognizioni più estese e più svariate, senza essere ciò nullameno tentato di farne uso, se non nelle sole faccende giornaliere della vita. Era per quest’uomo la cubatura della sfera: gli feci i miei ossequii, e me n’andai, per non correr rischio d’ascoltare altre storture, che poi m’imbroncissero sul sodo.

E tutto questo per chi, se non per voi, che m’avete tanto gridato di vita attiva, di moto, finchè son corso a cacciar la cervice sotto al