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214 werther.

— Fu un certo affare, che mi condusse a lui, per incarico d’istituto: lo vidi tosto pigliar viva parte alla mia persona, e, fin dalle prime note, chiarivasi come le anime nostre s’intendessero, ed egli potesse favellare con me liberissimamente d’ogni proposito. Fu aperto, infatti, quant’io non ho termini a ringraziarnelo. Davvero, amico, non c’è gioia al mondo più schietta e più soave che lo spettacolo d’una grand’anima, che senza sospetto si versa nell’altrui cuore.


24 dicembre.

L’ambasciatore mi stucca: l’avevo presentito. Non ho mai veduto un Ser Appuntino più imbizzarrito di costui: cammina a passo di carretta, appoggia su tutto, sta sui convenevoli come una vecchia