la possegga, ond’è che poi ci affrettiamo a prestargli, non pure ogni nostra buona qualità, ma ancora una tal quale piacevolezza affatto ideale. E a questo modo avviene che l’uomo, a cui noi supponiamo ogni lieta ventura, non è altro, al far de’ conti, se non un ente della nostra creazione. Chè se, al contrario, malgrado le nostre imperfezioni, noi non disgradiamo la fatica del persistere a ogni modo nell’opera nostra sino alla fine, sovente l’esperienza ne ammaestra come il nostro lavoro di sgorbi e ombrature e mezze tinte ci conduceva più lunge assai che non tutto l’arrabattarsi e l’anfanare de’ mestierai, che riducono tutta quanta l’anima loro nell’arco delle schiene. — E anche questo è un conforto, amico, d’arrivar gli al-