l’opaco gabinetto. Carlotta vi pose il piede e s’assise; dalle due parti, Alberto ed io. Ma la mia irrequietudine d’animo non mi permise ch’io stéssi lungamente: balzai in piedi, mi piantai ritto dinanzi a lei, poi cominciai a passeggiare su e giù; infine tornai a sedere. Era uno stato penosissimo. Ella ci fe’ osservare il magico effetto della luna, che illuminava all’estremità dei filari il terrazzo in faccia a noi: vista tanto più solenne che intorno a noi regnava un assoluto buio. Eravamo tutti in silenzio: di lì a poco ella prese a dire: «Non m’accade mai di passeggiare al chiaro di luna, mai, che non mi occorra subito il pensiero de’ miei defunti, che il sentimento della morte e dell’avvenire non occupi tutta me stessa. Noi rivivremo —