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werther. | 189 |
non dovessi staccarmi ogni momento da lei!
Guglielmo! Guglielmo! a che mi spinge talora il mio cuore! — Quand’io mi sono assiso vicino a lei, le due, le tre ore sovente, e mi sono deliziato nelle sue forme leggiadre, ne’ suoi modi, nella celeste espressione delle sue parole, e i miei sensi, grado a grado, si son venuti esaltando, e mi si abbuiano le pupille, e l’orecchio appena distingue confusamente i suoni, e mi afferra le fauci una pressura, come il masnadiero cui stringe sul palco l’orrido nodo — e il mio cuore batte a palpiti di febbre, e anela un pugno d’aria — un sol filo — per sedare l’angoscia inesprimibile — e non fa che crescere la confusione de’ sensi... o mio Guglielmo, io, in que’ mo-