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werther. | 177 |
valli adombrate, ne’ loro meandri, dai più dilettosi boschetti, e la placida onda del fiume correre bisbigliando tra le canne, e specchiarvisi dentro graziosamente le nubi, portate dai blandi zefiri del tramonto; e udiva gli augelli garrire nella selva, e le miriadi d’insetti agitarsi nell’ultimo raggio purpureo del morente sole, e intuonare il grillo la sua stridula canzone; e lo sguardo errava or sulla terra, ora tra il musco dell’antica roccia, ora tra l’umili ginestre crescenti in mezzo all’aride sabbie, svelandomi da per tutto, in ogni latèbra del suolo, la sacra, ardente, eterna vita della Natura, — oh, come il mio cuore s’estasiava di tante meraviglie, e le pompose forme del creato mi rivivevano nell’anima, fatta santuario d’un
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