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soluto vigore alla prima invasione del morbo, resistere con fermezza alle prime seduzioni della mente, alle prime vertigini del cuore, perchè la nebbia poco a poco si dilegui, e il sole della ragione trionfi, all’ultimo, delle insidiose apparenze del sofisma. Direi, insomma, che la febbre acuta è l’assassino, il quale sbuca all’improvvista e t’uccide, senza darti il minimo segno, senza usarti misericordia, senza accordarti respiro; laddove il suicidio è un ladro galante, che ti bussa all’uscio della camera, e ti chiede licenza prima di derubarti gli averi.»

Crollai allora il capo e venni ad un caso particolare. Rammentai ad Alberto il fatto d’una po-