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mi rechi non sono a luogo.» — «Può darsi — replicai — non è la prima volta ch’io mi odo rinfacciare come la mia maniera d’argomentare s’abbia talvolta dello scucito, o peggio. Vediamo ora se sia possibile di rappresentarci in altro modo lo stato interno dell’uomo, che ha deliberato di squassarsi di dosso il fardello della vita, che pur suol essere caro alla generalità dei viventi. Tu sai che non si può favellare con certa scienza di una materia, se noi non c’invisceriamo in essa.»

«L’umana natura — proseguii — ha steso d’intorno i suoi confini: gioie, dolori, patimenti, tutto essa può tollerare fino ad un dato limite: trasceso questo, rovina. Qui non si tratta, adun-