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certo, in questa hai torto. Vorresti tu porre il suicidio, di cui pur si stava ragionando, in una riga colle grandi azioni, mentre, in fine, non è atto se non se di debolezza estrema, da che il morire è assai più agevole che il sopportare con costanza una vita di miserie e di torture?»

Ero sul punto di troncare il filo, perocchè nulla mi fa più uscire dai gangheri che il vedermi arrivare un uomo, armato di volgari aforismi, quand’io son lì a mettere tutto il mio cuore in un argomento. Nondimeno mi raccapezzai, perchè l’era cosa vecchia per me, e me ne sono troppo spesso invelenito, d’altronde. Gli risposi, adunque, non senza una tal quale vivacità, in questi termini: «Alberto, e tu osi chiamarla una debolezza?

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