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werther. | 133 |
in vena, quando le mie dita toccano senza volerlo le sue! quando i nostri piedi s’incontrano a caso di sotto al tavolino! Il primo moto è di ritrarmi, come se avessi toccato il fuoco; poi una forza segreta torna a spingermi avanti — e i sensi mi si offuscano. — Quella cara anima non sa, nella sua innocenza, come il minimo de’ suoi atti familiari mi fa soffrire! Oh! quand’ella, nel favellare, mette la sua mano sulla mia, e nel calore del discorso si fa più presso a me, perch’io meglio l’intenda — e il divino alito delle sue labbra viene a sfiorare lievemente le mie — amico, io credo, in quell’istante di sovrumana voluttà, d’esser percosso dal folgore di un’estasi immortale.
O Guglielmo, s’io mai m’attentassi... No, questo cielo, questa fi-