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werther. | 113 |
faccenda, dipenda assolutamente da noi. Io n’ho fatta esperienza su di me stessa; quando alcun che mi noia, e m’accorgo che finirebbe a darmi l’uggia, io balzo tosto in piedi e mi metto a canterellare qualche aria di contraddanza, passeggiando su e giù pel giardino, e allora le nebbie se ne vanno.» — «È appunto ciò che io voleva dire — interposi — il malumore rassomiglia all’indolenza, anzi è una specie d’indolenza e va trattato com’essa. Noi ci abbandoniamo tutti assai facilmente a questa propensione: raccogliete le vostre forze, e provatevi una volta a resisterle, ecco subito il lavoro cammina, e noi troviamo nell’attività una vera soddisfazione.»
Federica si fece attenta, e il
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