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re, e di quiete emozioni, come i tratti della vita patriarcale, ch’io, grazie al cielo, so rannestare senza affettazione al mio tenore di vita.

E ho caro a pensare che l’anima mia sente ancora la schietta e innocente gioia dell’uomo, che imbandisce alla sua mensa il cavolo che le sue mani hanno educato. E non solo il cavolo gli è ben venuto sul desco, ma ei ripensa con amore al bel mattino in cui piantavalo, alle tacite sere in cui l’innaffiava, ai soli che lo maturarono, al piacere ch’ei provava nel vederlo crescere ogni giorno. E or tutte queste sensazioni del passato ei le confonde in un solo godimento.


29 giugno.

Ier l’altro venne il medico dalla città a far visita al sindaco, e mi