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di alta statura, con teste voluminose le quali facevano buona figura sotto le loro ampie parrucche bionde ricciute; tutte quelle fisionomie ripiene, di carni molli, bianchissime, liscie, di aspetto pacato, rivelavano la soddisfazione di essere al mondo, e di trovarvisi bene.

Allorquando tutto il corteggio solenne, ebbe preso posto nella chiesa, e si diede principio alla funzione, i membri delle confraternite entrarono processionalmente due a due per la porta maggiore nella chiesa, uscendone per una porta laterale a destra, dopo avere presa l’acqua benedetta, e dopo avere fatto una genuflessione davanti all’altare maggiore, ed un saluto al doge, ed ai nobili.


Il 6 Ottobre.

Questa sera ho assistito al famoso concerto de’ gondolieri, i quali cantano sulle loro proprie melodie, i versi del Tasso e dell’Ariosto. Conviene per dir vero ordinare questo trattenimento, non essendo desso abituale, ed appartenendo piuttosto alle tradizioni, oramai scomparse, del buon tempo antico. Spuntata la luna, salii in una gondola la quale portava un cantore a prora, un altro a poppa, e cominciarono il loro canto, alternandosi ad ogni verso. La melodia che Rousseau ha resa volgare, ritiene del corale, e del recitativo; mantiene sempre lo stesso ritmo, e non ha misura, le modulazioni sono pure sempre le stesse, e le mutano unicamente, quasi una specie di declamazione, sia nel tuono che nella misura, secondo il significato del verso, ed è facile formarsi un’idea dell’effetto che ne risulta.

Non voglio ricercare in qual modo sia sorta questa melodia, ma la si deve pure dire adattissima a persone di poca coltura, le quali abbiano disposizione per la musica, e vogliono subordinare a quella, il canto di poesie che sanno a memoria.

Talvolta un cantore, dotato di voce estesa, qualità questa la quale è tenuta dal popolo in maggior pregio, se