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di S. Giustina, il doge, in memoria di una vittoria riportata anticamente sui Turchi. Allorquando giunsero davanti alla piccola piazza le barche dorate, le quali portavano il principe, e buona parte della nobiltà, ornate tutte di drappi, e mosse da remi dipinti in rosso, allorquando sbarcarono il clero e le confraternite, con lanterne d’argento, fissate in cima a lunghe aste, attraversando il ponte ricoperto di tappeti, che dal canale dava accesso alla terraferma, e che si videro strisciare sul suolo le code, prima delle toghe di colore violaceo dei Savi, quindi di quelle rosse dei senatori, e finalmente il doge, col berretto frigio in oro, con veste talare parimenti di tela d’oro, col manto d’armellino, di cui tre domestici sorreggevano la coda, e che si viddero sulla piccola piazza, davanti alla chiesa le bandiere tolte ai Turchi, avrei detto di avere sott’occhio un tappeto antico di stupendo disegno, e di vivace colorito. Viaggiatore delle contrade settentrionali, provai grandissimo piacere a quello spettacolo tutto nuovo. Presso noi, dove tutti assistono alle feste col loro modo di vestire abituale, dove nelle maggiori si vedono sempre anzitutto soldati collo schioppo in ispalla, tutta quella pompa, tutto quello sfarzo, sarebbero stati per avventura fuor di luogo; ma qui, tutte quelle toghe, tutte quelle code, tutto quel corteggio solenne, erano al loro posto.
Il doge è uomo di bell’aspetto, inoltrato già negli anni, ed il quale per quanto possa essere affranto dalla vecchiaia in contemplazione della dignità di cui è rivestito, cammina ritto tuttora della persona, ad onta delle sue vesti di grave peso. Del resto pare il patriarca di questa stirpe numerosa, ed ha l’aspetto sommamente buono ed affabile; il suo costume gli stà benissimo, ed il cappuccio sottoposto al berrettone non lo pregiudica punto, essendo finissimo e trasparente, cosicchè punto non nasconde la canizie del vecchio venerando.
Accompagnavano il doge cinquanta nobili all’incirca, i quali vestivano la toga a coda di colore chermisino; begli uomini in generale, nessuno di aspetto meschino, molti