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Il 5 Ottobre.
Questa mane per tempo sono stato all’arsenale, e tuttochè io non m’intenda di marina, lo visitai però con piacere, e si può dire presenti l’aspetto di una antica famiglia distinta, la quale ispira tuttora riverenza, benchè siano scomparsi i tempi del suo splendore. Nel percorrere i laboratori, e gli opifizi viddi parecchie cose meritevoli di osservazione, e salii a bordo di una nave di ottantaquattro cannoni che si stava costruendo, e che si trovava di già portata a buon punto.
Sulla riva degli Schiavoni se ne vede un altra bruciata sino a fior d’acqua, da ben sei mesi: scoppiò la stanza dove si custodiscono le polveri, recando gravi danni, e frantumando particolarmente tutti i vetri delle case vicine.
Vidi lavorare nell’arsenale quercie stupende, provenienti dall’Istria, la qual cosa mi portò a pensare al modo con cui cresce quest’albero preziosissimo. Non potrei dire abbastanza quanto mi giovino le cognizioni di storia naturale che ho acquistato con molta fatica a spiegarmi il metodo di lavoro degli artisti e degli operai, nell’impiego di quei prodotti naturali che servono all’uomo quali materiali; e così pure la conoscenza dei monti, e dei sassi che da questi si estraggono, mi ha fatto fare un grande progresso nell’arte.
Il 5 Ottobre.
Per darvi con una parola sola un’idea del Bucintoro, vi dirò essere questo una galera di parata, e l’antico, del quale sussistono tuttora i disegni, giustifica questa denominazione meglio dell’attuale, in cui, sotto la profusione degli ornati, scompare la forma primitiva.
Torno sempre al mio principio. Allorquando si dà ad un artista un tema, un argomento pregevole, potrà in allora produrre sempre opera parimenti pregevole. In questo caso si era dato incarico all’artista di costruire una galera,