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averla in certo modo studiata, salii sulla torre di S. Marco, di dove si gode uno spettacolo unico. Era mezzogiorno all’incirca; il sole splendeva limpidissimo, in guisa che anche senza ricorrere al canocchiale, si potevano scorgere gli oggetti a molta distanza. Le lagune erano tutte ricoperte dall’acqua, ed allorquando volsi lo sguardo verso il così detto lido, lingua stretta di terra, la quale chiude la laguna, vidi per la prima volta da Venezia il mare, ed alcune vele su quello. Nella laguna stessa poi vi erano galere e fregate, le quali debbono raggiungere il cavaliere Emo, il quale sta facendo la guerra agli Algerini, ma che furono trattenute sin qui, da venti contrari. Le colline di Padova, di Vicenza, ed i monti del Tirolo chiudevano all’orizzonte, fra ponente e tramontana, quel quadro propriamente stupendo.
Il 1.° Ottobre.
Oggi pure ho girata la città in vari sensi, e tanto più per essere giorno di domenica, mi colpì la sporcizia di questa, della quale mi è pure forza far parola. Vi esiste bensì un certo sistema di pulizia in questa parte, dacchè gli abitanti depongono le immondizie delle loro case negli angoli delle strade, e vedo quà e là barche, che si fermano per caricare quei mucchi di sozzure, onde recarle nelle isole dove si abbisogna di concime; ma tutto ciò si pratica alla buona, senz’ordine, senza seguito, ed è tanto più inescusabile la sporcizia di questa città, in quanto chè possederebbe tutti gli elementi per essere con poca fatica linda e pulita, quanto qualsiasi città di Olanda.
Tutte quante le strade sono selciate, anche nei quartieri i più remoti, almeno nel centro, con mattoni, ed ivi il suolo è alquanto più elevato per dare corso lateralmente alle acque piovane, che dalle cunette sono portate in canali coperti. Molti altri particolari edilizi fanno testimonianza del pensiero di architetti capaci, di rendere Venezia città pulita quanto la è singolare. Non potevo astenermi dal-