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tunque la laguna si vadi poco a poco interrando, quantunque sorgano vapori mefitici dalle paludi, tuttochè sia decaduto il commercio, e venuta meno la grande possanza della Repubblica, sono pur sempre meritevoli questa ed i suoi ordinamenti, dell’attenzione di un osservatore. Dessa soggiacque all’influenza del tempo, a cui nessuna cosa sfugge, di quante sono al mondo.


Il 30 Settembre.

Questa sera mi lanciai di bel nuovo solo, senza guida, nei quartieri i più remoti della città. Tutti i ponti si trovano qui sollevati ad una certa altezza, e vi si accede per mezzo di gradinate, acciò possano passare sotto i loro archi, non solo le gondole, ma ancora le barche di maggiore portata. Mi ostinai a volere trovare la mia strada in quel laberinto senza domandare indicazione a veruno, regolandomi unicamente dalle stelle. È vero che si perde molte volte la strada, però questo metodo si è ancora il migliore per acquistare pratica della città, ed intanto potei osservare l’aspetto, gli usi, i costumi, il modo di vivere degli abitanti, le quali cose tutte variano da un quartiere all’altro. Buon Dio! E pure un curioso animale, il bipede uomo!

Molte case sorgono proprio immediatamente nell’acqua; quà e là però vi sono marciapiedi, ben selciati, sui quali si può passeggiare piacevolmente, fra l’acqua, le chiese, ed i palazzi. È piacevole sovratutto quello lungo in pietra verso settentrione, di dove si gode la vista delle isole, e particolarmente di quella di Murano, altra Venezia, ridotta a piccole proporzioni. Le lagune poi fra quelle isole, sono animate di continuo dall’andirivieni delle gondole.


Il 30 Settembre a sera.

Oggi poi ho allargato la sfera delle mie cognizioni di Venezia, facendo acquisto della pianta della città, e dopo