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cenza, e per ultimo si vedono a ponente i monti di Este, dei quali compaiono distinte le forme, e le valli. Fra mezzodì e levante si stende un mare di verzura, senza la minima eminenza del suolo; gli alberi succedono agli alberi; le piante alle piante, le siepi alle siepi; ed emergono solo da quell’oceano di verzura case biancheggianti, villaggi, e chiese. Vidi distintamente all’orizzonte la torre di San Marco di Venezia, ed altre torri e campanili di minore altezza.


Padova, il 27 Settembre.

Finalmente ho potuto trovare le opere del Palladio, non già l’edizione originale che avevo visto a Vicenza colle tavole incise sul legno, ma bensì una nuova edizione, anzi un fac simile della prima colle incisioni in rame, pubblicata per cura di un valent’uomo, il signor Smith, già console d’Inghilterra a Venezia. Convien pur dirlo, che gl’Inglesi da buona pezza sanno apprezzare il buono, ed il bello, e lo sanno pure diffondere in modo grandioso.

Per acquistare questo libro entrai in una bottega di libraio, le quali porgono in Italia un aspetto loro proprio. Tutti i libri trovansi disposti all’intorno, non legati, ma in brochure semplicemente, e nella bottega si trova tutto il giorno buona compagnia. Vi si radunano nobili, sacerdoti, artisti, tutti coloro in una parola, i quali prendono in qualsiasi maniera interessamento alla letteratura. Si domanda un libro, lo si rimette al suo posto, se ne vanno svolgendo i fogli, vi si fa la conversazione. Nell’entrare colà vi trovai un cinque o sei persone le quali tosto volsero tutte sopra di me i loro sguardi, allorquando udirono che io aveva fatta domanda delle opere del Palladio. E nel mentre il libraio stava cercando il libro, si volsero a me, mi diedero conto dell’edizione originale, di quella che cercavo, e mi parvero tutti al corrente dell’opere e dei pregi dell’autore, e ritenendomi per un architetto, mi lodarono di cercare a studiare di preferenza di