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non è regolata già delle ore, ma bensì dalla luce del giorno. Se si volesse costringere questo popolo a contare le ore alla nostra foggia lo si caccerebbe nella confusione, imperocchè il suo metodo è pienamente consentaneo alla sua natura. All’una e mezza, un ora prima della notte, comincia la nobiltà ad uscire a passeggio in carozza; vanno sul Brà, quindi per la lunga strada che conduce alla porta nuova escono di città, fanno un giro, ed allorquando scende la notte tornano a casa. Gli uni vanno nelle chiese dove si recitano le preghiere dell’Ave maria della sera; gli altri si portano sul Brà; i cavalieri si accostano alle carrozze, e si stanno intrattenendo per alcun tempo colle dame; io però non ho mai aspettato il fine di questa passeggiata o trattenimento, il quale si protrae anche a notte inoltrata. Oggi era caduta tanta pioggia che bastasse a smorzare la polvere, e la vista di quella riunione, era piacevolissima.

Per agevolarmi il mezzo d’impratichirmi del modo qui in uso di contare le ore, mi sono ideato un metodo pratico, come potrete ricavare dalla figura o disegno che unisco a questo foglio, e dalle dilucidazioni colle quali ho procurato di chiarirne il concetto.


Verona, il 17 Settembre.

È grande qui la frequenza, ed il movimento di popolo, specialmente in alcune strade, dove le botteghe di mercatanti, gli opifizi di artieri sono molti, e si seguono gli uni agli altri. Le porte di questi e di quelle sono continuamente aperte, e lo sguardo può penetrare liberamente nell’interno. Si vedono intenti al loro lavoro i sarti, i calzolai, ed anzi occupano dessi parte della strada, ridotta a laboratorio; alla sera poi, allorquando si accendono i lumi, lo spettacolo riesce propriamente animato.

Nei giorni di mercato la folla sulla piazza è grandissima, e l’occhio si può rallegrare alla vista di vere montagne di frutta, di legumi, di aglio, di cipolle. Tutti