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e che deve comparire di frequente in pubblico, sia nelle chiese, sia a passeggio. La veste è una gonella di seta nera, che si sovrapone alle altre gonelle. Se quella di sotto è pulita, la donna sa benissimo rialzare da una parte la gonella nera. Questa è legata alla cintura, in modo da ricoprire le estremità inferiori del busto, il quale può essere di qualsiasi colore. Il zendado è un ampia cappa con lembi lunghi; la si fissa in cima al capo con uno spillone, ed i lembi si fanno girare a modo di una sciarpa attorno alla vita, in guisa che le loro estremità ricadano da tergo.


Verona, il 16 Settembre.

Allorquando tornavo questa sera dell’arena, trovai a poca distanza da quella uno spettacolo moderno. Quattro gentiluomini veronesi stavano giuocando al pallone, contro quattro gentiluomini vicentini. Dessi praticano quest’esercizio fra loro tutto l’anno, per due ore circa prima della notte, ma questa sera la presenza dei Vicentini, aveva radunata quantità grande di persone. Vi potevano essere da un quattro a cinque mille spettatori, però non viddi nessuna donna. Ho già descritto altra volta l’anfiteatro naturale che si va formando allorquando una folla è mossa del desiderio di vedere qualcosa, e prima di giungere sul sito, udivo i battimani col quale si faceva plauso ad ogni bel colpo. Il giuoco ha luogo in questo modo. Alla debita distanza sono collocati due leggieri tavolati in dolce pendenza. Colui il quale deve colpire il pallone, sta sulla estremità superiore del tavolato, colla destra armata di un bracciale in legno, a punte. Nel mentre un altro del suo partito gli caccia il pallone, egli si lancia con impeto contro questo, accrescendo per tal guisa la forza del suo colpo. Gli avversari tentano ricacciare il pallone, e così si fà in fino a tanto il pallone cade a terra. Si producono in quell’esercizio movenze, attitudini bellissime, meritevoli di essere scolpite in marmo. E siccome i giuocatori