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delle nuvole illuminati dalla luce di quella, i riflessi della stessa in mare, dove le sommità delle onde agitate splendevano di più limpido, e più vivo chiarore. Si riflettevano in oltre nel mare le stelle del cielo, la luce del faro, le fiamme del Vesuvio, e quà e là i lumi di varie barche. Sarebbe pure stato un bel soggetto di quadro, per un Van der Nere.


Napoli, giovedì 31 maggio 1787.

Avevo fissato in modo tanto deciso di volermi trovare a Roma per la festa del Corpo del Signore, allo scopo specialmente di vedervi gli arazzi eseguiti sui cartoni di Rafaello, che tutte queste bellezze naturali, ad onta non abbiano le uguali al mondo, non valgono punto a rimuovermi dal mio proposito, e continuo ugualmente i miei preparativi per la partenza. Tengo già in pronto il mio passaporto; ho ricevuto già da un vetturino la caparra, imperocchè si provvede qui in senso inverso che presso noi per la sicurezza alla partenza dei viaggiatori. Kniep intanto è occupato a porre in assetto il suo nuovo quartiere, migliore e per ampiezza, e per posizione, di quello che occupava prima.

Già prima che il mio amico fosse occupato a fare questo suo cambiamento di domicilio, mi aveva dato questo materia a pensare; mi pareva dover essere cosa spiacevole, e sarei quasi per dire sconveniente lo entrare in una casa, senza portarvi assolutamente nulla; mi pareva che un solo fusto di letto, dovrebbe bastare ad ispirare a quelli che la subaffittano, un certo rispetto per il nuovo dozzinante.

E mentre passavamo oggi davanti ai molti rigattieri che stanno sul largo del Castello, vidi due cavalletti in ferro con ornati di bronzo, che acquistai tosto, facendone regalo all’amico, a cui serviranno di base ad una sede futura di riposo, più solida, e più tranquilla. Uno fra i tanti facchini, i quali stanno sempre pronti ad offerire i loro