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quelli che hanno la sorte di avvicinarli. Guadagnano moltissimo ad essere conosciuti intimamente.
Hamilton e la sua bella compagna continuano a darmi prova della loro amicizia. Ho pranzato uno di questi giorni in casa loro, ed alla sera miss Hart fece mostra de’ suoi talenti musicali e vocali.
Pregato dall’amico Hackert, il quale mi tiene ogni giorno in maggiore conto, e vorrebbe ch’io potessi vedere tutto quanto vi ha di raro e di bello a Napoli; Hamilton c’introdusse nelle stanze riservate, dove tiene i suoi oggetti d’arte, e le sue rarità. Trovai colà nella maggiore confusione oggetti di tutte quante le epoche, gli uni accanto agli altri; busti, torsi, vasi, bronzi, mobili guarniti di agate di Sicilia di tutte le qualità, persino una piccola cappelletta, pietre incise, quadri, il tutto raccolto a caso qua e là. In una lunga cassa che giaceva per terra, sollevando al quanto per curiosità, il coperchio il quale del resto era per metà infranto, vidi due stupendi candelabri in bronzo. Li additai collo sguardo ad Hackert, susurrandogli all’orecchio la domanda: «Se non fossero propriamente simili a quelli che si vedono a Portici?» Hackert mi fece cenno di tacere, essendo possibilissimo che dagli scavi di Pompei, siano passati nella casa di Hamilton; ed è precisamente a motivo di questa, e di altre fortunate eventualità, che il cavaliere non lascia vedere suoi tesori segreti ad altre persone, che a quelle nelle quali ripone illimitata fiducia.
Mi colpì specialmente una cassa od armadio ritto, aperto sul davanti, nero all’interno con sculture, e circondato da stupende cornici dorate. Lo spazio era abbastanza ampio per poter accogliere e dare ricetto ad una figura umana, e seppimo, che difatti l’armadio era destinato a quell’uso. L’amico delle arti e della bella ragazza, non bastandogli ammirare la bella creatura quale statua animata, voleva godersela pure sotto l’aspetto di riproduzione di pitture; e parecchie volte, su quel fondo nero, fra quelle cornici d’oro, le aveva fatto riprodurre pitture