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sura ne avrebbe potuto permettere la stampa, tuttochè nulla contenessero che potesse recare offesa al Governo, alla religione ed ai buoni costumi.

Si narrano le storielle le più curiose e le più graziose di lei, e voglio riferirne qui una, tuttochè non sia la più decente.

Poco prima che avvenisse il terremoto nelle Calabrie, ella si era portata colà in certe possessioni di suo marito. Anche in vicinanza al loro castello era stata innalzata una baracca, ovvero casipola in tavole, di un piano solo, la quale posava immediatamente sul terreno: del resto la era dipinta, tappezzata, e fornita di mobilio a dovere, ed ai primi sintomi di terremoto, la signorina corse a rifugiarsi colà. Stava seduta sopra un canapè, davanti ad un piccolo tavolo, intenta a lavoro donnesco, e di fronte stava seduto un vecchio prete, famigliare di casa. Tutto ad un tratto il suolo prese a vacillare, abbassandosi dalla parte dove stava la damina; e sollevandosi dal lato opposto, il prete ed il tavolo si trovarono lanciati in alto. «Oibò! diss’ella appoggiando il capo alla parete, la quale s’inclinava. Stà ciò bene ad un reverendo qual voi siete? Si direbbe propriamente che mi volete cadere addosso. Ciò è contro ogni convenienza.»

Intanto la casuccia aveva ripresa la sua posizione orizzontale, ed ella non si poteva saziare dal ridere della figura ridicola del povero prete, e pare che quello scherzo l’avesse consolata appieno di tutte le calamità, e delle molte perdite toccate alla sua famiglia, ed a tante migliaia di persone. Carattere propriamente felice, il quale tutto si allieta di uno scherzo, anche quando la terra minaccia volerla inghiottire!


Napoli, 26 maggio 1787.

Considerando attentamente le cose, si potrebbe pure dire essere cosa opportuna che vi siano cotanti santi; ogni fedele si può scegliere quello che gli pare migliore, e