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cui avevamo visto già ben prima i fuochi, in cima agli scogli, gridare: «colà sotto al basso, va a frangersi la nave.» Dissero ancora alcune parole che non si poterono comprendere, ma dalle quali taluni che intendevano il loro dialetto, ritenerono potere dedurre che si rallegravano del bottino che si lusingavano potere raccogliere il mattino seguente. Rimaneva ancora la speranza di potere tenere discosto il legno dagli scogli coll’opera di lunghe stanghe, alle quali diedero di piglio i marinai; se non che queste s’infransero, e tutto pareva oramai perduto. Intanto la nave oscillava sempre maggiormente; gli scogli parevano sempre più vicini, e vinto dal mal di mare che mi aveva colto di bel nuovo, mi trovai costretto a scendere al basso nel camerino. Mi gettai sul mio materasso, tutto stordito, preoccupato però ancora dal pensiero del lago di Tiberiade, del quale mi pareva scorgere la scena nella bella incisione di Merian, imperocchè la forza di tutte le impressioni morali e spirituali, diventa tanto maggiore quanto più l’uomo si trova raccolto in sè stesso. Non saprei dire quanto tempo io sia rimasto, immerso in uno stato quasi di mezzo sopore, allorquando, tutto ad un tratto fui destato da quello da un grande chiasso che si faceva in alto, sul ponte; potei comprendere che si muovevano e si strascinavano colassù grossi canapi, la qual cosa mi diede speranza si potesse ricorrere all’uso delle vele. Dopo alcuni istanti, Kniep scese precipitosamente al basso ad annunciarmi che si era alzato vento favorevole; che eravamo salvi; che si stavano spiegando le vele; che aveva preso parte egli pure al lavoro. La nave si veniva scostando poco a poco dagli scogli, e tuttochè non fosse uscita ancora dalla corrente, si nutriva oramai speranza avrebbe riuscito a superare la forza di questa. Sul ponte tutto era tranquillo, e non tardarono guari a scendere al basso passeggieri a confermare la buona notizia, e che si adagiarono per dormire.

Allorchè mi svegliai il quarto mattino del nostro viaggio mi trovai in buona salute, libero affatto del mar di mare,