Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 355 — |
dire talismano abbastanza meraviglioso. Fra quelli che partono e quelli che rimangono a terra, si scambiano gli ultimi saluti agitando i fazzoletti; ed in questo modo si scambiano i sensi di amistà; come parimenti un panno bianco fissato in cima ad un’asta, vale ad annunciare in mare, in tutto il globo, la venuta di un amico.
Confortato di quando in quando di poco pane e vino, con dispiacere del capitano, il quale avrebbe voluto volessi provare a mangiare quanto aveva pagato, potei alla fine stare seduto sul ponte, e prendere parte ai discorsi che vi si tenevano. Kniep diceva scherzando, che questa volta non poteva eccitare più la mia invidia, vantandomi la buona tavola come sulla corvetta, e che anzi, quasi mi riteneva felice, per non avere appettito.
Giovedì, 17 maggio 1787.
È passato il pomeriggio senza che abbiamo potuto vedere soddisfatti i nostri voti di entrare nel golfo di Napoli. Fummo per contro spinti sempre più verso ponente, e quanto più ci venivamo accostando all’isola di Capri, tanto più perdevamo di vista il capo Minerva. Tutti erano di mal umore, impazienti; noi due però, che contemplavamo il mondo con occhio pittorico, avevamo motivo di essere soddisfatti, imperocchè, verso il tramonto, potemmo godere della più bella vista che abbiamo avuta fin qui nel nostro viaggio. Brillavano dei più splendidi colori il capo Minerva ed i monti vicini, nel mentre la riviera che si stende verso mezzodì aveva assunta già una tinta azurrina. Si scorgeva illuminata dal tramonto tutta la costiera, dal capo, fino a Sorrento. Scorgevamo il Vesuvio, da cui si sprigionava una densa colonna di fumo, la quale si stendeva a foggia di lunga striscia nel cielo verso levante, in guisa che si poteva presumere prossima una forte eruzione. Sorgevano alla nostra sinistra ripide e scoscese le alture di Capri, ed attraverso l’atmosfera limpidissima e trasparente, si potevano discernere le minime forme di