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francese per la partenza. Terminata felicemente la pendenza con il governatore, iniziate relazioni con persone gentilissime, che avrei desiderato conoscere più intimamente; invitato dal mio banchiere ad andarlo trovare in campagna, in una contrada amenissima, ci saressimo pure potuti trattenere alcuni giorni piacevolmente a Messina. Kniep poi aveva fatta conoscenza di due graziose ragazze, e non avrebbe bramato altro, se non che avesse soffiato a lungo vento contrario. Intanto si stava male, conveniva avere i bagagli fatti, tenersi pronti ad ogni istante alla partenza.

Verso mezzodì si alzò vento favorevole, ci affrettammo di correre a bordo, e trovammo, fra molte persone radudunate sulla spiaggia il nostro bravo console pure dal quale presimo congedo, esprimendogli tutta la nostra riconoscenza per le sue attenzioni. Trovammo pure colà lo staffiere pulcinella, vestito di giallo, il quale faceva le sue smorfie. Ne lo compensammo con una mancia, dandogli incarico di far conoscere a suo padrone la nostra partenza, e di fargli le mie scuse per la mia mancanza quindinnanzi al pranzo. «Chi parte è scusato» replicò il pulcinella, allontanandosi con un salto meraviglioso.

Trovammo a bordo una grande differenza dalla corvetta la quale ci aveva portati da Napoli a Palermo; però cominciammo a passare bene il tempo contemplando a misura ci allontanavamo dalla spiaggia, la vista stupenda del semicircolo di palazzi, della cittadella, de’ monti che sorgono a tergo della città, non che delle coste delle Calabrie. Lo sguardo poi spazia liberamente in mare a grande distanza, in direzione di mezzo giorno e di tramontana. Mentre stavamo osservando questo spettacolo, ci fecero ossservare ad una certa distanza, ed alla nostra sinistra, le acque alquanto agitate, e più vicino alla nostra diritta, uno scoglio che si staccava dalla spiaggia, avanzandosi in mare. Erano Cariddi e Scilla. Si scorge vedendo in realtà a tanta maggiore distanza i due oggetti, che le favole dei poeti riavvicinarono o magnificarono, come l’imaginazione