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persone, le quali vivevano sotto reggimento cotanto dispotico, si fossero messe così spontaneamente d’accordo, per proteggere uno straniero loro totalmente sconosciuto. Gli dissi che sapevo benissimo la buona accoglienza che avevano fatta ad altri viaggiatori Tedeschi, parlai dei vantaggi che ne potevano derivare, e feci stupire sempre più l’ufficiale, per la fiducia che gli manifestai. Egli fece tutto il suo possibile per trarmi fuori dal mio incognito, ma non vi potè riuscire, sia perchè, uscito di recente da un pericolo, non mi andava punto a genio espormi al rischio di qual che novella avventura; sia ancora, perchè osservai benissimo, che le viste di quel bravo isolano erano ben diverse dalle mie, e che relazioni più intime colla mia persona, non gli avrebbero potuto arrecare nè utile, nè soddisfazione.

Per contro, ci trattenemmo piacevolmente alcune ore della sera con il console cortesissimo, il quale finì per darci la chiave della scena del governatore con il Maltese dicendo non essere questi propriamente un’avventuriere, ma bensì uomo inquieto, solito a mutare di continuo stanza. Disse che il governatore apparteneva ad una famiglia distinta, che era stimato per la sua energia, per la sua capacità, per i buoni servizi che aveva resi allo stato, ma che godeva pure fama di uomo capriccioso, d’indole impetuosa e sovratutto di straordinaria caparbietà. Sospettoso, come sono quasi tutti i vecchi despoti, viveva nel dubbio continuo, più che nella certezza di avere nemici a corte; vedeva spie sempre in tutti i forastieri, i quali capitassero a Messina. E questa volta la palla gli era venuta al balzo, imperocchè essendo stato per un certo tempo tranquillo, aveva afferrata la prima occasione che gli si era presentata, di dare sfogo alla sua bile.


Messina, ed in mare, lunedì 15 maggio 1787.

Svegliatici il primo giorno di mal umore entrambi, sotto la prima impressione procurataci dal triste aspetto di Messina, ci eravamo affrettati a stringere patto con il capitano