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prima lingua, Kniep ed il console la seconda, volgeva al suo termine, allorquando entrò nella chiesa, e si accompagnò a noi un ufficiale che avevo visto a pranzo. Apparteneva questi al seguito del governatore, e ciò poteva dar luogo a nuovi timori, specialmente che si offerì ad accompagnarmi al porto, non che ad introdurmi colà nelle località dove non sono ammessi i forastieri. I miei amici si guardarono fra di loro, ma io non vi badai più che tanto, ed uscii coll’ufficiale. Dopo alcuni discorsi indifferenti, presi io a parlare liberamente, e dissi avere benissimo osservato a tavola che vari convitati silenziosi avevano cercato farmi comprendere con un cenno, che io non mi trovavo punto fra stranieri soltanto, ma bensì tra amici, anzi tra fratelli, e che pertanto nulla avevo a temere. Soggiunsi che mi ritenevo quindi in dovere di ringraziarlo, e di pregarlo anche di volere far gradire i miei ringraziamenti agli altri membri della società. L’ufficiale disse che avevano cercato tanto più a tranquillarmi, inquantochè conoscevano il naturale del governatore, e sapevano benissimo che in fin del conto nulla vi era a temere; che era raro uno scoppio della sua collera, uguale a quella che aveva avuto luogo contro il Maltese; che quando ciò succedeva il buon vecchio ne provava vivo rammarico, e stava in guardia contro sè stesso, durava tranquillo per un certo tempo, in fino a tanto qualche caso impensato, non lo facesse prorompere di bel nuovo in un impeto di bile. Soggiunse ancora l’ufficiale, che sia egli, sia i suoi compagni, non avrebbero avuto maggior desiderio che di stringere meco relazione più intima, e che pertanto mi pregava fissare dove avrebbero potuto trovarmi la sera. Declinai la proposta, pregandolo a volere scusare un mio capriccio, dicendo che in viaggio mi riusciva bensì piacevole essere bene accolto, ma che per molte ragioni desideravo del resto vivere solitario e non stringere relazioni.
Non riuscii guari a persuaderlo, inquantochè non gli volli dire quale fosse il vero motivo della mia condotta; ma intanto mi fece senso l’osservare come tutte quelle