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Per ricordo.

Se io fossi certo che per la presenza di un artista abile e capace, per i miei tentativi tuttochè deboli ed isolati, potessi riportare un idea durevole di queste contrade interessantissime, vorrei secondare un’idea la quale mi preoccupa sempre più; vorrei dare vita alla magnificenza di questi dintorni, al mare, alle isole, ai porti, in una composizione poetica, la quale per indole, per forma, fosse diversa da tutto quanto ho scritto finora. La limpidezza del cielo, l’aria marina, l’atmosfera vaporosa, la quale confonde in un solo elemento mari e monti, tutto contribuisce a raffermarmi nel mio proposito, e mentre io stavo passeggiando in quel bellissimo giardino pubblico di Palermo fra le siepi di leandri, sotto i pergolati di aranci, e di limoni, fra tutte quelle piante e quei fiori, i quali mi erano ignoti, io provavo e risentivo l’influenza di tutti quegli elementi nuovi.

Mi ero persuaso che non avrei mai potuto trovare commentario migliore dell’Odissea, che la presenza di quei dintorni; me ne procurai un esemplare, e la lessi con una soddisfazione incredibile. Tosto mi nacque il desiderio di scrivere una composizione, la quale per quanto mi sia parsa singolare a primo aspetto, più vi pensavo, sempre maggiormente mi sorrideva, e finì per assorbire tutti i miei pensieri. Mi nacque, vale a dire, il pensiero di svolgere sotto forma di tragedia, l’argomento di Nausicaa.

Non avevo da principio idea ben precisa di quanto avrei voluto fare, ma poi non tardai guari a formare un disegno. Il nodo dell’azione consisterebbe nel rappresentare in Nausicaa una giovane eccellente, la quale circondata da compagne geniali, ha vissuto fino allora col cuore libero da ogni passione, e che colpita dall’arrivo inaspettato di un forastiero meraviglioso, viene spinta da caso totalmente fortuito, a rivelare l’amore che prova per quello, la qual cosa rende sommamente tragica la situazione.