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alla vostra sinistra, s’intenderà che sono io che vi porto per incarico del principe a visitare la città.» Nulla vi era per dir vero da replicare a questo ragionamento, e così fu fatto.

Percoremmo la strada verso il monte, dove si scorge oggidì tuttora la lava, la quale nel 1669 distrusse buona parte della città. Il letto dell’antico torrente di fuoco trovasi ora coltivato, al pari di qualunque altro campo; in alcuni punti furono tracciate strade, e scorgonsi di già innalzati edifici. Tolsi meco un pezzo autentico di quel materiale in fusione, ricordando come prima della mia partenza dalla Germania fosse sorta contestazione intorno all’origine volcanica dei basalti, e la stessa cosa feci in altri punti per potere osservare le varie modificazioni.

Sarebbero però vani tutti gli sforzi dei viaggiatori, se gli abitanti stessi del paese o per mira di lucro, o per amore della scienza, non si dessero pensiero per i primi di raccogliere quanto di raro e di pregevole porge la loro contrada. Già a Napoli un mercante di oggetti in lava, mi aveva raccomandato vivamente di cercare a fare la conoscenza di un cavaliere Gioeni. Lo trovai in mezzo alla sua ricca collezione, elegantemente disposta, delle lave dell’Etna, dei basalti, che si trovano ai piedi del monte, non che di altre specie di materiali geologici. Egli mi fece vedere ogni cosa con molta compiacenza, e trovai meravigliosi alcuni zooliti specialmente, tolti da ripidi scogli in mare, presso Iaci.

Allorquando parlammo col cavaliere del modo che si sarebbe dovuto tenere per salire in cima all’Etna, non volle udire far parola di quell’impresa, specialmente in quest’epoca dell’anno. «Sovratutto, diss’egli, dopo averci domandata scusa, i forastieri prendono quella ascensione con troppa leggerezza; mentre noi, i quali abitiamo vicino al monte, e che lo conosciamo, ci contentiamo di trovare due volte in vita, congiuntura favorevole di salire sulla sua vetta, Bridone il quale colla sua descrizione ha fatto nascere in tutti la brama dell’ascensione, non è sa-