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Dopo avere dedicato un certo tempo, tuttochè troppo scarso, ad esaminare quelle rarità, eravamo sul punto di congedarsi, allorquando il principe ci volle portare ancora nel quartiere della sua signora madre, dove vi erano tuttora alcuni oggetti d’arte a vedere.

Trovammo una gentildonna di aspetto distinto, di modi semplici, la quale ci accolse con molta naturalezza, dicendoci «Guardate qui tutto attorno a me, signori, troverete tutte le cose ancora, quali le aveva raccolte ed allogate, la felice memoria di mio marito. Sono debitrice alla bontà d’animo di mio figliuolo, non solo di avere voluto che io continuassi ad abitare il quartiere migliore del palazzo, ma ancora che non fosse tolta o dissestata in queste stanze la menoma cosa, di quanto vi aveva radunato ed allogato il povero suo padre; onde io ho il doppio vantaggio, sia di potere continuare a vivere secondo le mie abitudini di tanti anni, sia di potere fare, come ora, la conoscenza dei forastieri distinti, i quali vengono visitare le nostre rarità, raccolte e radunate da tanti diversi siti.»

Ed allora quella buona signora ci aprì dessa stessa la bacheca a vetri, dove stavano gli oggetti in ambra. Quella di Sicilia si scosta da quella delle contrade settentrionali, in ciò, che tanto quella trasparente, quanto quella opaca di colore di cera ovvero di miele, assume tutte le variazioni di tinte, dal giallo che pare raso, al più bel rosso di giacinto. Vi erano urne, vasi, ed altri oggetti lavorati e scolpiti, pregevoli taluni non solo per il magistero dell’arte, ma ancora per la mole. La signora godeva nel farci ammirare questi oggetti, come parimenti conchiglie lavorate ad intaglio, le quali si eseguiscono a Trapani, nonchè lavori in avorio, narrandoci anneddoti relativi alla collezione. Il principe ci faceva osservare gli oggetti degni di maggiore attenzione, e per tal guisa passammo alcune ore non solo piacevolmente, ma con profitto ancora, per la nostra istruzione.

Intanto la principessa avendo udito che eravamo Tede-