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mità si perdeva in mare, nella direzione di mezzo giorno. Illuminato questo dal sole, il quale volgeva all’occaso, faceva una bellissima vista. La mia guida mi disse che quell’arco correva nella direzione di Malta, ed essere possibile che posasse sù quell’isola l’altra sua estremità; essere questo del resto fenomeno che si osservava di frequente. E sarebbe pure strana cosa, che la forza di attrazione delle due isole, si dovesse esercitare in questo modo, a traverso l’atmosfera.

Quella vista mi portò a pensare ancora una volta, se io non dovessi recarmi pure a Malta? se non che, sorgevano di bel nuovo le difficoltà ed i pericoli, i quali ci avevano trattenuti fin qui, e finimmo coll’aggiustarci con il nostro vetturino, perchè ci portasse a Messina.

Intanto mi premeva togliermi una soddisfazione. Non avevo visto fin qui nella Sicilia contrade ricche di cereali, avendo trovato sempre l’orizzonte circoscritto a maggiore od a minore distanza dai monti, in guisa che avrei ritenuto difettasse l’isola di pianure, e non potevo comprendere, come fosse questa la terra prediletta da Cerere. Domandai informazioni a questo riguardo, e mi fu risposto che per vedere contrade ricche di cereali, non mi dovevo già portare a Siracusa, ma bensì traversare l’isola diagonalmente. Rinunciammo pertanto a vedere Siracusa, e con tanto maggiore facilità, in quantochè sapevamo benissimo che di quell’antica città, cotanto splendida un tempo, non rimanga oramai altro che il nome. Ed in ogni caso poi, volendo vedere Siracusa, vi ci potremo portare da Catania.


Caltanisetta, sabbato 28 aprile 1787.

Finalmente oggi abbiamo avuto campo di persuaderci, come la Sicilia abbia ottenuto, e meriti difatti, il nome onorifico di granaio d’Italia. Poco dopo aver lasciata Girgenti, comminciammo a trovare i terreni fertilissimi, i