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in dicembre ed in gennaio dall’Africa; si posano qui per qualche tempo, e poi salgono sui monti.
Non ho fatta parola ancora del vaso del duomo. Si scorge su quello un eroe, armato di tutto punto, nell’atto di presentarsi ad un personaggio vecchio, seduto, che dallo scettro e dalla corona, si riconosce essere un re. A tergo di questo si scorge una donna in attitudine riflessiva, con il capo inclinato, la quale sostiene colla mano sinistra il mento. Parimenti si scorge di fronte, dietro all’eroe, un vecchio, colla corona sul capo, questi pure, il quale stà parlando con un individuo armato di uno spiedo, che sembra dovere essere una guardia. Si direbbe che quest’ultimo vecchio, debba avere introdotto l’eroe, e che stia dicendo alla guardia: «lasciate pure che parli col re; è uomo del quale nulla si ha da temere.»
Sembra che in origine il fondo del vaso dovesse essere di colore rosso; le figure sono dipinte in nero, e soltanto sugli abiti in nero della donna, si scorgono traccie di ornati di colore rosso.
Girgenti, venerdì 27 aprile 1787.
Kniep ha d’uopo di lavorare indefessamente, per portare a compimento tutti i disegni a cui ha posto mano; io intanto con il mio piccolo vecchietto, vado girando quà e là. Siamo stati a passeggiare sulla sponda del mare, dal quale Girgenti doveva pure porgere la bella vista che asseriscono gli scrittori antichi. Tenevo lo sguardo rivolto sulla liquida pianura, ed il mio cicerone mi fece osservare all’orizzonte, verso mezzo giorno, una lunga linea di nuvole, le quali assumevano forma quasi di una catena di monti, assicurandomi essere quelle le coste di Africa. Intanto io stavo osservando un altro fenomeno; si era venuto formando poco a poco un arco leggiero di nuvole, il quale disegnandosi sulla limpidezza azurrina del cielo, posava da una estremità sulla Sicilia, mentre l’altra estre-