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Il lino è già maturo, e accanto ha spiegate le sue foglie stupende. La calsola fructicosa cresce dovunque in abbondanza. Sulle colline incolte cresce spontaneamente molta esparsetta. Se ne dà la raccolta in affitto, e la si porta per buona parte in città. Vendono parimenti, ridotta in fasci, l’avena che tolgono dai campi, nel ripulire il grano.

Suddividono con solchi in molte aiuole i terreni dove intendono piantare cavoli, per agevolare in questi il corso, e lo scolo alle acque.

Le piante di fichi hanno già tutte le loro foglie, e si cominciano a scorgere i frutti. Maturano questi verso il S. Giovanni, e dopo la pianta produce un secondo raccolto. Prosperano molto i mandorli, ed una pianta vigorosa poi di carruba, porta una quantità propriamente sorprendente di frutta. Le viti destinate a produrre uve per mangiare, e non per fare vino, sono tenute a pergolati, sostenuti da alti pilastri. Seminano nel marzo i poponi, i quali maturano nel giugno. E nelle rovine del tempio di Giove crescono stupendamente, senza traccia di sorta di umidità.

Ho visto il nostro vetturino il quale mangiava carciofi crudi, e parimenti rape crude con grande appetito; vuolsi però dire che qui sono molto più teneri, e di gusto molto più squisito che presso noi, e quando si passeggia per i campi, i contadini vi lasciano mangiare favi tenere, a cagion di esempio, quanto si vuole.

Mentre io stavo osservando pietre nere, molto pesanti le quali avevano tutta l’apparenza di lava, il mio antiquario mi disse che provenivano difatti dall’Etna, e che se ne trovavano molte sul porto, o per meglio dire al punto di approdo.

Gli uccelli, ad eccezione delle quaglie, non abbondano molto in queste contrade. Gli uccelli di passaggio sono gli usignuoli, le lodole, le rondini. Havvi poi una specie di piccoli uccelli neri, detti rinnine, i quali provengono dal levante, covano le loro uova in Sicilia, quindi partono di bel nuovo. Altri a cui danno nome di ritena vengono