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zione, mi parve sublime, ed ho visto poche antichità, in istato così perfetto di conservazione. Crederei che quel marmo si possa ritenere opera pregievolissima dell’arte greca antica.
Un vaso poi di bastante grandezza, pregievolissimo questo pure e benissimo conservato, ci riportò alla considerazione di epoca più remota, e si osservano poi quà e là nelle costruzioni della chiesa nuova, avanzi di architettura antica.
Non essendovi in questa città locanda di sorta, ci fu forza accettare l’ospitalità di una buona famiglia, la quale ci ha favorito un ampia alcova, in una camera vastissima. Una tenda verde separa noi, ed i nostri bagagli, dai membri della famiglia, i quali stanno fabbricando maccheroni nella stanza vicina, e di quelli più fini, bianchissimi, piccolissimi, i quali si vendono a più caro prezzo, e che dopo che sono usciti dalla macchina sottilissimi, vengono intrecciati dalle dita abili di giovani ragazze, in guisa da assumere l’aspetto grazioso, di matasse attortigliate. Ci accostammo a quelle giovani, facendoci spiegare i metodi del loro lavoro, e ci dissero che quelle paste si fabbricano colla migliore qualità di frumento, di maggiore peso, denominata grano forte. Il pregio deriva però più dall’opera delle mani, che dalle macchine, e dalla forma del prodotto. Ci servirono un piatto stupendo di maccheroni, lamentando di non averne in pronto di una certa qualità la più fina, la quale non si fabbrica altrove che in Girgenti, ed anzi nella loro casa soltanto; dicendo che quelli, per bianchezza e per squisitezza di gusto, non hanno gli uguali.
Anche alla sera seppe il nostro cicerone porre freno all’impazienza che ci spingeva ad uscire dalla città, portandoci ancora una volta al punto più levato di questa, e facendoci osservare di là l’ubicazione di tutte le cose meravigliose, che domani, ci sarà dato potere contemplare in vicinanza.