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fertilità incredibile; l’orzo, l’avena, di tal bellezza che non si potrebbe desiderare maggiore; gli aloe presentano di già i loro steli, e ben maggiore altezza di quelli che vedemmo ieri, e ieri l’altro. Ci accompagnarono pur sempre trifogli, di tutte le varietà possibili. Finalmente trovammo un boschetto, o per dir meglio un tratto di cespugli, dove poche erano le piante alte, e per ultimo ancora un bosco di sugheri.


Girgenti, il 22 a sera.

Da Sciacca a qui, fu giornata faticosa di viaggio. Prima della città incontrammo i bagni. Sgorga da una rupe una sorgente calda, la quale esala un forte odore di zolfo; al gusto l’acqua è molto salata, però non sa di putrido. Si perde forse tosto, il vapore del zolfo al contatto dell’aria? Più in alto sgorga un altra fontana d’acqua fresca, senz’odore, e più in alto ancora scorgemmo un convento, dove stanno i bagni sudorifici, e di là sorge un alta colonna di fumo nella limpida atmosfera.

Sulla spiaggia del mare non si scorgono qui fuorchè sassi di natura calcare; di quarz, e di pietre cornee non si vedono che frammenti. Osservai che i piccoli fiumi parimenti di Calta Bellotta, e di Maccasoli, non trasportano che sassi di natura calcare, ed il Platani marmo giallo e pietre focaie, le quali sempre si rinvengono nelle roccie di natura calcare. Fissarono poi la mia attenzione alcuni piccoli pezzi di lava; se non che nulla avendo osservato in questi d’intorni, che possa fare supporre la presenza di antichi vulcani, riterrei dovere essere quelli frantumi di pietre da molino, o di sassi portati da lontano, ed impiegati in costruzioni. Nelle vicinanze di Montallegro non si scorge che gesso, dovunque gesso compatto, pietre specolari ossia scagliose e le roccie poi tutte di natura calcare. Che stupende roccie sono poi quelle di Calta Bellotta!