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tappeti di trifogli con fiori di una bella tinta di amaranto, rose delle alpi, giacinti con i loro bottoni tuttora chiusi; boragini, agli, ed asfodeli.
Un rivo il quale scende da Segesta, trasporta non solo pietre di natura calcare ma ancora frammenti di pietra cornea molto compatti, di tinta azurrina oscura, rossa, gialla, nera, e talvolta ombreggiati in varia guisa. Passeggiando ho potuto osservare pure pietre cornee, pietre fuocaie nelle roccie calcari, collegate con calce, e sono di natura identica tutte le colline che s’incontrano, prima di arrivare ad Alcamo.
Segesta, il 20 aprile 1787.
Il tempio di Segesta non è mai stato ultimato, e non si è spianata mai la località dove sorge; si uguagliò unicamente il suolo alla periferia, dove hanno la loro base le colonne, imperocchè oggidì tuttora i gradini sono sotterrati in molti punti alla profondità di nove o dieci piedi nella terra, e non havvi collina in vicinanza, dalla quale abbiano potuto scendere le pietre, e la terra. Parimenti i sassi stanno per la massima parte nella loro posizione naturale, e si scorgono sul suolo poche rovine.
Le colonne sussistono tutte; due le quali erano cadute a terra, furono rialzate. Sarebbe malagevole decidere fino a quel punto le colonne dovessero avere una base, e senza un disegno, non se ne potrebbe dare un’idea. In certi punti sembra che le colonne dovessero sorgere sul quarto gradino, dal quale però vi era ancora un altro gradino a salire, per arrivare nell’interno del tempio; in altri punti si osserva una interruzione nei gradini, e si direbbe che le colonne dovessero avere una base; in altri punti i vani paiono essere stati riempiti; in altri ricompaiono. Converrebbe essere architetto, per pronunciare con competenza al riguardo.
Sui lati sorgono dodici colonne, senza tenere conto di