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«Certamente, risposero i giovani, noi vorremo far vedere al signore le feste, e lo vorremo portare sui palchi di dove le potrà meglio godere. Proverà per certo soddisfazione, nel vedere il carro colossale della santa, non che l’illuminazione meravigliosa.»

Intanto la buona vecchia aveva letta e riletta la lettera, e quando si avvidde che stavo per congedarmi si alzò in piedi, e mi porse il foglio, dopo averlo chiuso. «Dite a mio figliuolo; cominciò dessa con somma vivacità, ed anzi con una specie di esaltazione; dite a mio figliuolo, quanto io sia stata felice delle sue notizie, che ho potuto sapere da voi; ditegli che io lo stringo al mio cuore, — e nel ciò dire stese le braccia, e poi le raccolse sul petto — ditegli che io prego ogni giorno per lui Iddio onnipotente, e la Vergine Santissima; ditegli che mando la mia benedizione a lui ed alla sua moglie; e che prima di morire, desidero vederlo ancora una volta con questi occhi, i quali hanno pure versate le tante lagrime per lui.»

La gentilezza della lingua italiana dava risalto ai sensi nobilissimi, e pieni di naturalezza di quelle parole, alle quali la vivacità poi del gestire, tutta propria degli abitanti di queste contrade, aggiungeva un’attrattiva indicibile.

Non fù senza commozione che io presi congedo da quella buona famiglia. Mi vollero tutti stringere la mano; i giovani mi accompagnarono fino alla porta, e mentre scendevo le scale si portarono al balcone della cucina, il quale porgeva sulla strada; mi chiamarono per ripetermi i loro saluti, e per soggiungere ancora una volta, che non mancassi di tornare. Voltando l’angolo della strada, li viddi che stavano tuttora al balcone.

Non ho d’uopo di spiegare come per il vivo interessamento che quella povera famiglia mi aveva ispirato, fosse sorto in me il desiderio di alleviare in qualche maniera le sue strettezze. Avevo ridestate le speranze, oramai spente, di tutta quella buona gente, e la mera curiosità di un abitante del settentrione, le aveva esposte a novello disinganno.