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La lentezza del discorso mi diede agio a potere ponderare le mie parole. Le narrai che suo figliuolo aveva ottenuta la libertà in Francia, e si trovava attualmente in Inghilterra, dove gli era stata fatta buona accoglienza. La gioia che manifestò la poveretta per quelle buone notizie, era accompagnata da sentimenti di pietà sincera, e siccome prese allora a parlare a voce alquanto più alta, e lentamente, riuscivo a comprendere le sue parole.

Intanto era entrata nella stanza la figliuola di lei, la quale si rivolse al mio compagno, e questi le ripetè fedelmente quanto avevo narrato. Aveva quella indossato un grembiale pulito, ed aggiustati i suoi capegli, raccogliendoli entro una reticella, e quanto più la esaminavo, e la paragonavo alla madre, tanto più mi si faceva evidente la differenza di quelle due fisonomie. La figliuola rivelava in complesso un aspetto di viva e sana sensualità; poteva avere un quarant’anni all’incirca. Guardava tutto attorno a sè con attenzione, senza però che trasparisse ombra di sospetto dal suo sguardo. Quando si fù seduta, mi parve di più alta statura che quando era in piedi; aveva un attitudine decisa, stando seduta con il corpo ripiegato in avanti, e colle mani distese sulle ginocchia, e del resto il complesso della sua fisonomia, piuttosto ottusa anzichè perspicace, mi ricordò il ritratto in incisione di suo fratello, che tutti conoscono. Mi fece varie domande intorno al mio viaggio, al mio progetto di visitare l’interno dell’isola, soggiungendo che per certo sarei tornato a Palermo, per godervi le feste di S. Rosalia.

Intanto, mentre la vecchia mi aveva sporto di bel nuovo alcune domande, e che io ero occupato a darle risposta, la figliuola prese a parlare a mezza voce con il mio compagno, in modo da darmi occasione di domandarle di che cosa stessero favellando? Il giovane mi disse che la signora Capitumino gli narrava, come suo fratello gli fosse tuttora debitore di quattordici onze, per vari oggetti disimpegnati a di lui favore, al momento della sua partenza repentina da Palermo, e come da quell’epoca in poi, non