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in Germania quei preziosi ricordi, mi sorride quanto si possa dire.
Non vi ho fatta parola ancora dei cibi e delle bevande di questa contrada, e però la non è cosa da passare addirittura sotto silenzio. I legumi sono stupendi, le insalate specialmente sono tenere, e dolci quanto il latte, e qui si comprende il perchè loro abbiano dato gli antichi, nome di lattughe. L’olio ed il vino parimenti sono buoni, e potrebbero essere ancora migliori, se si portasse maggiore cura nella loro fabbricazione. I pesci sono buoni pure, di gusto delicato, ed in questi giorni abbiamo avuto parimenti buone carni di bue, tuttochè si dica che tali fanno per lo più difetto.
Dopo aver pranzato mi accosto alla finestra a guardare per istrada! Passa un malfattore, al quale si è fatta la grazia, siccome si suole praticare ogni anno, in occasione delle feste della Pasqua. Una confraternita lo accompagna ai piedi del patibolo; ivi deve recitare una preghiera, quindi viene riportato in prigione. Il disgraziato d’oggi era un bell’uomo del ceto medio, pettinato con accuratezza, ed era poi vestito tutto di bianco. Teneva il cappello in mano, e qualora lo si fosse guarnito questo di qualche nastro, avrebbe potuto fare senza più la sua figura a qualsiasi ballo in maschera.
Palermo, il 13 ed il 14 aprile 1787.
Era scritto, che mi dovesse capitare prima della mia partenza un caso strano, del quale non voglio differire a darvi particolareggiato conto.
Fin dai primi giorni della mia venuta in questa città udivo spesso far parola alla tavola rotonda della locanda di Cagliostro, della sua origine, delle sue avventure. I Palermitani erano d’accordo tutti nello asserire, che un tale Giuseppe Balsamo, diffamato per vari delitti era stato bandito dall’isola, ma non erano poi d’accordo nel ritenere che il Giuseppe Balsamo, ed il conte Cagliostro, fos-