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grossolano, senz’arte, senz’intelligenza, cacciate colà alla rinfusa, senz’un pensiero, senz’un idea; imaginatevi quella lunga serie di figuracce, collocate sovra quei piedestalli, e vi sarà facile persuadervi della sensazione spiacevole, che non può a meno di provare chiunque, all’aspetto di quelle testimonianze di una vera pazzia.
Ci avvicinammo al castello, ed incontrammo una specie di cortile di forma semicircolare; il muro di fronte, in cui si apre la porta, presenta l’aspetto di fortificazione, ed ivi trovammo murata una figura egiziana, una fontana senza acqua, un monumento distrutto, e vasi e statue cacciate a terra Entrammo nella corte del castello, che trovammo secondo il solito di forma semicircolare, attorniata di case basse, di vario aspetto.
Nella corte cresceva l’erba; ed ivi, quasi in un campo santo abbandonato, giacevano a terra basi in marmo di stile barocco, le quali risalivano ancora al tempo del padre del principe, statue di nani, ed altre figure di epoca più recente, le quali non avevano ancora potuto trovar posto dove essere collocate; quindi si passa davanti un pergolato, ornato di vasi antichi, e di sculture sempre di stile barocco.
L’apice però del cattivo gusto, si rivela nei cornicioni delle piccole case, i quali sono obliqui in un senso o nell’altro, confondendo ogni idea dello scolo delle acque, della linea perpendicolare, base della solidità e dell’euritmia. Ed anche quei cornicioni sono ornati d’idre, di teste di draghi, di piccoli busti, di figure di scimmie le quali suonano stromenti musicali, e di altre stramberie. Tra le teste dei dragoni stanno pure figure di divinità, e fra le altre quella di un Atlante, il quale, a vece del globo, sorregge un barile.
E quando per uscire fuori di tutte queste stramberie, si cerca rifugio nel palazzo, il quale edificato dal padre del principe, presenta un aspetto alcun chè più ragionevole, s’incontra a poca distanza dalla porta la testa coronata d’alloro di un imperatore romano, la quale sorge sul corpo di un nano, seduto sopra un delfino.