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del vicerè, il quale mi tenne discorso intorno allo scopo de’ miei viaggi, assicurandomi avere impartito ordini, perchè mi si facesse vedere ogni cosa a Palermo, e mi fosse agevolato in ogni possibile maniera, il mio viaggio nell’interno dell’isola.


Palermo, lunedì 9 aprile 1787.

Oggi abbiamo spesa tutta quanta la giornata attorno alle stravaganze, per non dire peggio del principe di Palagonia; ed anche tutte quelle pazzie, viste da vicino, ci apparvero totalmente diverse dall’idea che ce n’eravamo formata dalle letture, e dai discorsi; imperocchè, chi vuol dar conto di cose assurde, mantenendosi fedele al culto della verità, si trova in imbarazzo; gli è forza, volendone dare un’idea, di fare qualcosa di quanto in sostanza è nulla, e pure vuole essere ritenuto per qualche cosa. Inoltre mi è d’uopo premettere ancora un altra osservazione generale; vale a dire che tanto il cattivo gusto, quanto quello squisito, non possono derivare totalmente, ed in modo immediato, da una persona ovvero da un epoca, e che piuttosto, considerati entrambi con attenzione, possono rivelare le tendenze dell’avvenire.

La fontana di Palermo, della quale vi ho fatta parola, può essere ritenuta quale antesignana delle pazzie del principe di Palagonia, se non chè acquistarono queste maggiore sviluppo, per avere avuto campo totalmente libero. Voglio tentare dimostrare in qual modo sia ciò avvenuto.

Le ville trovandosi in queste contrade per lo più nel centro di vasti latifondi, è d’uopo per arrivare all’abitazione signorile attraversare campi coltivati, orti, ed altri terreni produttivi; ed in questo particolare sono qui i ricchi più curosi di quelli delle regioni settentrionali, dove spesse volte si riducono vaste estensioni di terre a parchi piantati di alberi infruttiferi, unicamente per ricreare la vista. Qui invece, nel mezzogiorno, s’innalzano due muri,