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sue feste, che io penso non saranno discari a’ miei amici alcuni cenni od alcune informazioni, intorno alla località nella quale è particolarmente venerata quella santa

Il monte Pellegrino, rupe grandiosa, più ampia di base che elevata, sorge all’estremità fra settentrione e ponente, del golfo di Palermo. Non è possibile dare colla parola un’idea della bellezza delle sue forme, le quali sono riprodotte con esattezza in una incisione del Voyage pittoresque de la Sicile. Quel monte è formato di pietra calcare grigia, di epoca remotissima. Le sue roccie sono totalmente nude; non vi si scorgono nè piante, nè cespugli, e soltanto i tratti piani sono rivestiti in parte di erba, e di muschio.

Furono scoperte in una caverna di quel monte, in principio del secolo scorso le ossa della santa, le quali vennero portate in città, dove valsero a liberare questa dalla peste, e da quel momento S Rosalia diventò la protettrice del popolo; le si dedicarono cappelle, e vennero instituite in suo onore feste solenni.

I divoti si portavano con frequenza in pellegrinaggio sul monte, e venne costrutta con ingente spesa una strada, sostenuta a guisa di acquedotto, da pilastri, da archi, la quale si sviluppa, e sale a forma di zig-zag, fra due rupi.

Il santuario corrisponde meglio all’umiltà della santa vergine, la quale colassù si ritirava, che non le splendide feste, e le pompe, colle quali si vollero onorare la sua santità, e la sua rinuncia al mondo. E forse il culto cristiano, il quale da diciotto secoli ha tolto a base del suo dominio, delle sue pompe, della splendidezza delle sue feste la condizione meschina e povera de’ suoi fondatori, e dei più zelanti fra suoi confessori, non possiede altro santuario, il quale sia stato ornato con tanta semplicità, ed in modo cotanto innocente.

Quando si è saliti in cima al monte, si trova l’angolo di una rupe, di fronte alla quale sorge a picco la parete di un altra rupe, ed ivi furono costrutte la chiesa, ed il convento o monastero, aderente a quella.