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montuosa, che quello di osservare i sassi e le pietre che si rinvengono nei corsi d’acqua i quali scendono dalle alture, e come anche in questa occasione, si cerchi rappresentarsi per mezzo di quelle reliquie, l’età classica del nostro globo.
La mia raccolta di sassi nel letto dell’Oreto fu abbastanza copiosa; radunai all’incirca un quaranta campioni, i quali però, per dir vero, si possono classificare in poche categorie. La maggior parte erano disapri, pietre cornee, e schisti argillosi di forme rotonde, altre di forme irregolari, ovvero anche romboidali, con grande varietà di colori. Trovai pure varie specie di antiche pietre calcari, non poche breccie collegate con calce, e formate di diaspri, ovvero di pietre calcari. Non mancavano neppure formazioni di conchiglie, collegate con calce.
I cavalli sono qui nudriti con orzo, paglia tagliata, e trifoglio; nella primavera loro si dà orzo fresco per rinfrescarli, come sogliono qui dire. Non essendovi praterie, non si falciano fieni. Sui monti vi sono alcuni pascoli, anche nei campi, i quali si lasciano riposare ogni tre anni. Mantengono poche pecore, di razze queste, originarie della Barberia, e mantengono parimenti più muli che cavalli, ai quali meno si confanno i prodotti di questo suolo caldo, ed asciutto.
La pianura dove giace Palermo, come pure i dintorni della città, che portano il nome collettivo ai Colli, e così pure parte della Bagheria, sono di natura rocchiosa calcare e di là vennero estratti i materiali impiegati nella costruzione delle case; difatti scorgonsi tuttora aperte ed in attività, parecchie cave di quei sassi.
Nelle vicinanze del monte Pellegrino si coltivano queste in certi punti alla profondità di ben cinquanta piedi, egli strati inferiori, sono di tinta affatto bianca. Si trovano talvolta in quei sassi coralli, spoglie di animali, sovratutto poi conchiglie pietrificate. Per contro negli strati superiori, trovansi argille di tinta rossa, e difettano del tutto, o quanto meno scarseggiano, le conchiglie. Lo strato super-