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cose, e mi sono fatta un idea generale della contrada, de’ suoi abitanti, delle loro condizioni. Al mio ritorno voglio rivedere molte cose, o per dir meglio quelle che io potrò, imperocchè il 29 giugno voglio essere a Roma. Non ho vedute le funzioni della settimana santa, e voglio vedere almeno la festa di S. Pietro; il mio viaggio in Sicilia non deve poi farmi scostare del tutto da miei disegni precedenti.

Ieri l’altro abbiamo avuto un forte temporale, con lampi e tuoni, ed acqua a rovescio; oggi fa di nuovo bel tempo, soffia poi vento fresco di tramontana, e se vorrà continuare avremo traversata, buona e rapida.

Ieri sono stato con il mio compagno a visitare il nostro legno, ed a prendere cognizione dei camerini, che ci saranno destinati. Non avevo finora veruna idea di un viaggio di mare; questa piccola traversata, un’escursione forse sulle coste dell’isola, verranno in aiuto alla mia imaginazione, e mi allargheranno alquanto la cerchia del mondo. Il capitano è giovane disinvolto; la corvetta, costrutta in America, è di forme graziose, pulita, e buona veliera.

Qui la campagna comincia dovunque ad essere verde, in Sicilia la troverò più avvanzata ancora. Quando vi perverrà questa lettera, io sarò in viaggio per ritornare, ed avrò la Trinacria alle mie spalle. Tale si è l’uomo; il pensiero di continuo ora lo spinge in avanti, ora lo ritrae addietro; non sarò stato ancora colà, che sarò già di ritorno verso voi. Non mi vogliate però far colpa della confusione che regna in questa lettera; m’interrompono ad ogni istante, e farei pur meglio a deporre la penna.

Ho ricevuto in questo momento la visita di un marchese Berio, giovane che mi ha l’apparenza di possedere molta istruzione. Egli desiderava fare la conoscenza dell’autore del Werther. Del resto, è generale in questa città il desiderio di coltura, d’istruzione; purchè abbiano la sorte di trovare la retta via. Vorrei solo avere tempo