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nel vedere il mio novello amico cotanto felice, sotto il più bel cielo, ed in vista della più amena contrada. Egli mi confessò, dopo che la giovane si fù di bel nuovo ritirata, che per amore appunto di quella, si era sottoposto a ben molte privazioni; ma che sicuro qual era oramai, dell’amore di lei, non che della moderazione de’ suoi desideri, si allietava di potere col migliorare le proprie condizioni, procacciare all’amata donna, giorni più felici a sua volta.


Napoli, 25 marzo.

Dopo quella visita piacevole, passeggiai sulla spiaggia del mare; il tempo era bello e tranquillo, ed ivi mi venne un idea felice relativamente alla botanica. Vi prego voler dire ad Herder, che quanto prima verrò in chiaro circa la pianta originaria, se non che io temo che nessuno vorrà riconoscere le altre specie tutte, derivate da quella. La mia famosa dottrina intorno al Cotiledone, è diventato cotanto sublime, che oramai sarebbe difficile il poterla spingere più oltre.


Napoli, il 26 marzo 1787.

Domani questa mia partirà a codesta volta, e giovedì 29 finalmente partirò io pure per Palermo, sulla corvetta, che nella mia ignoranza di cose di mare, ho sollevata alla importanza di fregata, nelle mie lettere precedenti.

L’incertezza se io dovessi o no partire, funestava in qualche modo il mio soggiorno qui; ora, dacchè sono deciso, mi trovo più soddisfatto. Questo viaggio è giovevole, anzi necessario per il mio modo di pensare. La Sicilia non potrà a meno di aprirmi le vie dell’Africa, e dell’Asia, ed il fatto solo, di trovarsi su quel punto meraviglioso, dal quale si diramarono cotanti raggi nella storia universale, non è cosa di poca importanza.

A Napoli ho finito per vivere io pure alla foggia del paese; ero tutt’altro che operoso; però ho viste molte