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soffiare propizio, partirò contemporaneamente a questa mia, dessa verso tramontana, ed io verso mezzodì. Lo spirito dell’uomo è indipendente, ed io, nel mio particolare, ho d’uopo di ampio spazio. Per il momento non devo tanto badare ad internarmi nalle cose, quanto a formarmene rapidamente un idea. Quando mi riesca vedere un oggetto, come si suol dire, per la punta delle dita, posso facilmente, coll’ascoltare e col riflettere, rappresentarmi la mano tutta quanta.

È strano come in questi giorni un amico sia venuto ricordarmi Wilhelm Meister, e mi abbia richiesto di continuarlo; la cosa non sarebbe però possibile sotto questo cielo; è però probabile che l’ultimo libro rivelerà traccia dell’influenza di quest’atmosfera. Potesse solo la mia esistenza svolgersi in modo, che i fusti crescessero in forza ed in altezza, da produrre fuori più copiosi, e più vaghi. Per dir vero sarebbe meglio addirittura che io non tornassi più costà, quando non vi dovessi tornare trasformato.


Napoli, il 22 marzo.

Oggi abbiamo visto un quadro del Correggio, che si vuole vendere. Per dir vero non è troppo ben conservato, ma però porta in modo evidente l’impronta autentica, di quel pennello felicissimo. Rappresenta la Madonna ed il Bambino, e quest’ultimo nell’atto che esita fra il seno della madre, ed alcune pera che gli sono offerte da un angioletto. Si potrebbe dire il Cristo divezzato. L’idea mi parve felice. La composizione è piena di grazia, di naturalezza, e trattata poi in modo stupendo. Quella tela mi ricordò lo sposalizio di S. Caterina, e non esiterei a dichiarare essere opera del Correggio.


Napoli, venerdì 25 marzo 1787.

Le mie relazioni con Kniep si sono stabilite, e rafforzate in modo soddisfacentissimo. Siamo stati assieme a Pesto, e sia nell’andata che nel ritorno, egli ha disegnato