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vere, porgendole ad un quarto giovane, il quale le infilava in uno spiedo più leggiero, e le offeriva agli astanti. Questi due ultimi ragazzacci, avevano parrucche bionde voluminose, ricciute, e pretendevano raffigurare angeli. Compivano il gruppo altre figure d’individui, i quali porgevano vino ai lavoranti, bevevano per conto proprio, e gridavano a squarciagola, facendo gli elogi della loro merce; come del resto gridavano, schiamazzavano, cuochi ed angeli pure, in una parola tutti quanti. Il popolo si affollava attorno alle padelle, imperocchè in quella sera le fritelle si vendono a minor prezzo, ed anzi una parte n’è riservata per i poveri.

Si potrebbero narrare fatti infiniti di questa specie; ogni giorno si scorge qualche novità, qualche altra pazzia, non fossero altre che la varietà negli abbigliamenti delle persone che s’incontrano per le strade, che la folla, la quale formicola nella sola strada di Toledo.

Molte altre cose originali ancora si possono osservare, trattando con il popolo; desso è dotato di tanta naturalezza, che non si potrebbe fare a meno di accostarvisi, vivendo seco lui. Tale si è a cagion d’esempio il Pulcinella, la vera maschera locale, la quale corrisdonde all’arlecchino di Bergamo, all’Hanswurst del Tirolo. Pulcinella è una specie di ribaldo, linguacciuto, non curante, pacato fino ad un certo grado, indifferente, poco meno che corrotto, ma però sempre frizzante e spiritoso; e tale lo si trova sempre, in tutte le parti che sostiene, e tali sono pure dovunque i garzoni di bettola, di locanda. Oggi il nostro mi ha fatto ridere di cuore. Non si trattava d’altro che di andarmi a fare acquisto di carta, e di penne; ma fra il suo non comprendere, il suo temporeggiare, il il suo buon volere, e la sua malizia, era nata una scena la più graziosa e la più ridicola, che si sarebbe potuto produrre con esito felice, sù qualsiasi teatro.


Napoli, martedì 20 marzo 1787.

L’annuncio di una recente eruzione di lava, la quale