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in alto per modo, che quei due semicerchi riuniti, servono a foggia di manubrio, per reggere e trasportare il vaso. Le lampade sono ornate ad ogni lucignolo, di mascheroni, di rabeschi, in guisa che ogni fiamma porge un opera d’arte. Si scorgono fusti, ovvero piedi in bronzo, alti e sottili, destinati a reggere le lampade; quelle per contro, fra queste ultime, fatte per essere appese, sono ornate di figure graziose, di ogni forma atte a ricreare la vista, non appena la lampada si muova, od oscilli.
Nella speranza di potere tornare, visitammo rapidamente una stanza dopo l’altra, osservando quà e là, per quanto la strettezza del tempo il consentiva, tutto quello che ci pareva meglio addatto ad istrurre, ed a recare diletto.
Napoli, il 19 marzo 1787.
In questi ultimi giorni ho fatta una nuova relazione. Dopo chè in queste quattro settimane Tischbein mi fù compagno assiduo, e guida intelligente per apprezzare le bellezze di natura e d’arte, e dopochè fummo ieri ancora assieme a Portici, ci dovettimo persuadere entrambi che le sue mire artistiche, i passi ch’egli si trova costretto a fare in città, e presso alla corte, nella speranza di potersi creare una posizione a Napoli, non corrispondevano sempre a’ miei desideri, alle mie viste.
Bramoso però sempre di essermi utile, egli mi propose per compagno un giovane che avevo veduto già varie volte dacchè sono qui, e che mi era tosto andato a genio. Egli ha nome Kniep1, e dopo essersi trattenuto alcun tempo a Roma, si portò qui a Napoli, dove nella sua qualità di pittore di paesaggi, si trova nel suo vero elemento. Ne avevo udito parlare di già a Roma, quale di esperto di segnatore, se non chè gli si rimproverava di non essere guari assiduo al lavoro. Io l’ho già conosciuto abbastanza
- ↑ Originario d’Hildesheim, pittore ad acquarello e valente disegnatore, passò tutta la sua vita a Napoli dove morì vecchio nel 1825. Il Traduttore.