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Napoli, il 18 marzo 1787.

Dopo avere tardato a lungo, non abbiamo dovuto differire più oltre a visitare Ercolano pure, ed a Portici la raccolta degli oggetti rinvenuti negli scavi. Quell’antica città, collocata ai piedi del Vesuvio, si trovava totalmente sepolta nella lava, la quale, accresciuta dalle eruzioni successive vi si era sollevata a tant’altezza, che attualmente gli edifici si trovano alla profondità di sessanta piedi sotto terra. La si scoprì trovando un pavimento in marmo nello scavare un pozzo. È da lamentare che gli scavi non siano stati eseguiti, in modo regolare, da minatori tedeschi; imperocchè, lavorando a caso, coll’avidità di fare scoperte, non vi ha dubbio, che molti oggetti preziosi dovettero andare dispersi. Si scende per mezzo di sessanta gradini in una cavità, dove si vede al chiarore delle fiaccole un teatro, il quale un tempo sorgeva all’aria libera, e colà vi narrano le scoperte ivi fatte.

Fummo benissimo accolti nel museo, grazie a buone raccomandazioni. È probabile però, che non ci fù permesso il prendere visione di taluni tra gli oggetti più rari, e forse per questo motivo abbiamo posta maggiore attenzione a quanto ci fu dato vedere, e c’ingolfammo tanto più nel passato, in cui tutti quegli oggetti servivano agli usi quotidiani, ovvero al diletto di coloro i quali li possedevano. Le case e le stanze, già cotanto piccole a Pompei, mi parvero quivi più ristrette ancora, e più ampie ad un tempo; più ristrette nell’imaginarmele ripiene di tanti oggetti rari e preziosi; più ampie, perchè quegli oggetti appunto non erano già oggetti volgari e di prima necessità, ma bensì prodotti d’arte squisita e graziosa, atti a rallegrare l’animo, non chè ad allargare le idee, più di quanto valesse a fare qualsiasi ampiezza di casa, e di stanze.

Vi si vede a cagion d’esempio uno stupendo secchio, con un bordo graziosissimo, e considerandolo più da vicino, si scorge che il bordo, diviso in due parti, si solleva